Antichi eroi e Leggende

Antichi eroi e Leggende

Il KUNGFU è sempre stato rappresentato nella storia da grandi personalità, civili e militari, che hanno dato un grande contributo alla sua evoluzione.
In modo particolare gli stili del NANCHUAN
(L’Hung Gar ad esempio è nominato anche  “lo stile degli Eroi” e il periodo st0orico  cin cui la maggior parte di stili sono nati ha necessariamante imposto di prendere posizione in situazioni difficili, soprattutto a difesa del popolo o dei più deboli)

Questi Eroi non sono solo appartenuti al passato, ma continuano ad esistere nelle loro gesta come punti di ispirazione per tutti i praticanti.

Qui sotto potrete vedere riportate immagini e gesta che potranno raccontarvi lo spirito di un SI-JO (ShiJo), un Maestro fondatore di uno stile, o colui che ha dato un grande sviluppo ad esso tanto da caratterizzarlo e rappresentarlo nella proprio figura.

Nella loro storia, ormai mista a leggenda, si possono trovare spunti interessanti, e di certo una parte di verità, o un messaggio ai posteri (come esempio), forse molto più importante della leggenda stessa o dello sviluppo storico dei fatti.

Qui troverete riportati i personaggi di queste gesta leggendarie:

PAI YU FENG (白玉峰 , Bai Yufeng) e CHUEH YUAN – stile WU HSING CHUAN

Pai Yu-feng (Bai Yufeng – 白玉峰, ) è un personaggio semi storico delle arti marziali cinesi che sarebbe vissuto a cavallo tra l’epoca della dinastia Jin e l’epoca della dinastia Yuan. La sua abilità nel pugilato era famosa in tutta la Cina. Dopo che la sua famiglia cadde in rovina viaggiò lungamente incrementando le proprie conoscenze marziali. In seguito si fermò a Luoyang dove ebbe numerosi insegnanti e dove incontrò il monaco Chueh Yuan (觉远).

Chueh Yuan, monaco cinese itinerante, era alla ricerca di un modo per rendere efficaci le arti marziali del tempio di Shaolin. In un suo viaggio incontrò un vecchio (Li Chien) che, aggredito da diversi giovani, se ne liberò velocemente senza apparente fatica. Restò sorpreso di come un uomo comune (non monaco del tempio) e così anziano avesse questo tipo di conoscenze marziali.
Chueh Yuan gli si presentò e gli domandò della sua arte marziale, così Li Chien lo presentò al suo Maestro, Pai Yu Feng. Chueh Yuan spiegò i suoi nobili propositi, così il maestro lo seguì al tempio e insieme svilupparono e codificarono lo stile dei 5 animali (Wu Hsing Chuan) portandolo da 5 a 72 forme.

 

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SU KONG T’AI DJIN – Conosciuto anche come “il maestro licantropo” – SIU LAM

Su Kong T’Ai Djin, fu Gran Maestro della tradizione Shaolin, pur essendo stato segnato negativamente dal destino fin dalla sua nascita. Fu abbandonato dai genitori perchè nacque con una condizione genetica che lo ricopriva di peli dalla testa ai piedi, per questo poi fu soprannominato “il maestro Licantropo”.

Un monaco di passaggio trovò il neonato e lo presentò ai Maestri di Shaolin che lo allevarono tra loro e dove T’Ai Djin, fin dall’infanzia studiò l’arte con eccezionale dedizione. Sapeva che a causa del suo aspetto, non poteva vivere una vita normale al di fuori del tempio, quindi si dedicò completamente allo studio delle arti marziali. Gli fu permesso di studiare con tutti i maestri del tempio. Di solito ogni allievo poteva scegliere uno stile in cui specializzarsi, ma T’Ai Djing imparò e padroneggiò centinaia di sequenze e discipline, ottenendo dei risultati ineguagliabili, e grazie alle sue conoscenze e al suo carattere forte, ottenne il titolo di “Su Kong” (Gran Maestro). Morì nel 1928 all’età di 79 anni.

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YIPMAN (葉 問, Ye Wen / 葉繼問, Ye Chi Wen) – WING CHUN (Yong Chun)

Yip Man (葉問, ye-wen/ 葉繼問, ye-chi-wen) nato nel 1893 in una famiglia molto facoltosa di Foshan, ormai conosciuto da tutti, anche grazie a famosi film recenti, per essere stato il primo Shifu di Wing Chun, ad insegnare liberamente e apertamente questo stile, e grazie al quale il Wing Chun si allargò così tanto in tutta la Cina e poi nel mondo.

Tra gli allievi di Yip Man ci fu Bruce Lee, che dal Wing Chun prese ispirazione per creare il Jeet Kune Do. Comunemente chi sceglieva di imparare il Kung Fu apparteneva alle classi meno abbienti, perchè chi nasceva nelle famiglie benestanti, non pensava a “sporcarsi le mani”, potendo permettersi una vita comoda e sicura. Per questo quando Yip Man da bambino si presentò dal suo primo insegnante Chan Wah Shun, dovette dimostrare di avere spirito di sacrificio e voglia di impegnarsi al massimo. Il Gran Maestro infatti ebbe solo 6 allievi, a cui tramandò il suo sapere. All’età di 16 anni, dopo che il suo Maestro morì, si trasferì ad HONG KONG dove iniziò l’attività di docente ad un college locale. Qui si allenò per 4 anni con Leung Bik, figlio del Gran Maestro Leung Jan, con cui riuscì a perfezionare il suo stile, visto che Leung Bik era più simile a Yip Man come corporatura, a differenza del taurino Chan Wah Shun. Per questo Yip, che nella sua vita fu un uomo molto generoso, onesto ed educato, nonostante la stazza fisica minuta, riuscì ad avere potenza e velocita’ non paragonabili ad un uomo dello stesso fisico, riuscendo a sconfiggere altri maestri e combattenti di altri stili di combattimento. A Hong Kong fondò la sua scuola di Wing Chun dove insegnò fino a 2 anni prima della sua morte avvenuta nel 1972.

 

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YUEH FEI (岳飛, Yuè Fēi) – YING CHAO CH’UAN, lo stile dell’aquila e HSING HI; arma: LANCIA

Yue Fei (岳飛, Yuè Fēi), generale vissuto intorno al 1100 d.C., combatté nella lunga guerra contro i Jin; si dice abbia inventato lo stile dell’ aquila e lo stile XingYi.
Amato dal popolo per la sua lealtà e dedizione, correttezza e nobili valori, era anche un amante delle arti pittoriche.
Artista e studioso in pace, generale e guerriero imbattibile in guerra.

Yue Fei fu un generale vissuto dal 1103 al 1142 d.C., diventato famoso in tutta la Cina come simbolo di lealtà e di eroismo. Durante la sua nascita avvenne un evento ritenuto da suo padre come un presagio di un destino tumultuoso, ma ispirato, per il figlioletto: un uccello enorme e possente, chiamato perng, si posò sul tetto della casa emettendo dei versi terribili. Così il padre, convinto che il figlio avrebbe raggiunto le più alte vette dei valori dell’umanità, deciso di chiamarlo Fei (in cinese “volare”). Inoltre da piccolissimo si salvò con la madre dallo straripamento del Fiume Giallo, che distrusse il suo villaggio. La persona che ispirò Yue Fei fu proprio sua madre, estremamente povera, ma istruita, la quale gli insegnò tutti gli ideali per cui lui visse, durante le sue lezioni con la sabbia come lavagna. Da ragazzo venne notato da Zhou Tong, grande studioso  e ottimo artista marziale, proveniente dal monastero di Shaolin, che gli insegnò le varie discipline che Yue Fei finì presto per padroneggiare. A 19 anni decise di servire il suo paese (occasione in cui la madre gli tatuò sulla schiena la celebre frase Jing Zhou Bao Guo, cioè “sii leale e puro per servire il tuo paese”) entrando nell’esercito dei Song, nella guerra contro i Jin, nomadi che avevano invaso il Nord della Cina, occasione nella quale dimostrò di essere un soldato straordinario, e in cui venne promosso generale dopo soli 6 anni. Assunto il comando istituì un metodico programma di addestramento marziale per i suoi soldati, introducendo due nuovi stili marziali: lo stile interno Xingyi, e lo stile esterno chiamato Artiglio dell’Aquila, che poneva particolare enfasi sul Qin Na. Tramite questi addestramenti, le ormai conosciute Yue Jia Jun (Truppe della famiglia Yue), divennero delle unità di combattimento estremamente efficienti e vittoriose. Ma Yue Fei era anche un esperto di medicina cinese e maestro di Qigong, ha infatti creato la famosa sequenza del BaDuanJin con cui addestrava le sue truppe per mantenerle in salute e con spirito alto. Dopo tante vittorie, rimaste ancora oggi nella storia e nella leggenda, i condottieri del popolo Jin riuscirono a corrompere Qin Kuai, primo ministro dell’Imperatore Song. Qin Kuai inviò non uno, ma ben dodici ordini di ritirata, contrassegnati dal sigillo  d’oro (Jin Pai) dell’ imperatore, contando sul senso patriottico di Yue Fei, che infatti si convinse a ritirare il suo esercito. Arrivato nella capitale, venne immediatamente arrestato e Qin Kuai cercò invano di trovare qualche punto debole nella vita di Yue Fei per colpevolizzarlo e giustificarne l’imprigionamento. Non trovando nulla, aveva solo un’alternativa: avvelenargli il cibo. Yue Fei morì, solo, in prigione, visto da tutti come uomo di poco valore. Dopo vent’anni dalla sua morte però, con la salita di un nuovo imperatore non più corrotto, Xiao Zong, tutta la storia venne rivalutata e si decise di dare a Yue fei tutti gli onori e le glorie che gli erano dovuti. Spostarono la sua tomba presso il bellissimo lago occidentale di Hangzou e misero delle statue di Qin Kuai e sua moglie inginocchiati di fronte a Yue Fei. Queste statue devono essere sostituite periodicamente perchè i cinesi, ancora arrabbiati per il gesto vile dei traditori corrotti, tradizionalmente sputano su di esse, e le danneggiano continuamente.

 

La tomba di Yue Fei

 

 

 

 

 

 

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NG MUI (五枚 o 五梅, Wu Mei) – stile Yong Chun (che diede vita al Wing Chun)

La monaca buddhista Ng Mui (五枚 五梅, Wu Mei in pinyin) nella seconda metà del XVII secolo, sfuggì alla distruzione del monastero di Shaolin da parte dei Manciù (molte fonti riferiscono che si parli del tempio di Shaolin della Cina Meridionale, nelle province di Fujian o Guangdong), assieme a pochi altri monaci. Rifugiatasi nel monastero della Gru

 

Bianca Baiheguan (白鶴觀) sul monte Qixiashan (棲霞山, in cantonese Chai Har), conobbe durante degli acquisti per il monastero Yan Er (嚴二, in cantonese Yim Yee) e sua figlia Yan Yongchun(嚴詠春, in cantonese Yim Wing Chun), che si trovava in una brutta situazione. La monaca allora prese con sé la ragazza, e le insegnò in 3 anni uno stile di combattimento che aveva sviluppato dal Kung Fu di Shaolin. Ng Mui infatti si era resa conto che gli stili di Shaolin erano più adatti agli uomini, e che le donne avevano bisogno di sfruttare i punti di forza femminili, viste le differenze fisiche, di ossatura e di struttura muscolare. La leggenda vuole che Ng Mui fu ispirata dalla lotta tra una volpe e una gru. La volpe girava intorno alla gru per cercare un punto scoperto, ma la gru rimaneva al centro e cercava sempre di rimanere frontale rispetto alla volpe, dirottando ogni sua zampata con un colpo di ala e contemporaneamente colpendo con il becco, sfruttando lo sconcerto della volpe. Quindi sviluppò il concetto della linea centrale ed elaborò uno stile morbido, che sfruttava leggerezza, velocità e essenzialità dei movimenti, anziché forza e potenza muscolare. Da questo stile, che prese il nome di Yong Chun, adatto quindi anche a persone deboli fisicamente, si sviluppò il famoso Wing Chun.

dal film del 2010: KUNG FU WING CHUN

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Bodidharma (Ta Mo) – il primo patriarca

Secondo la tradizione, nel VI secolo a.C. Bodidharma, o Ta Mo, viaggiò dall’India alla Cina (si dice che attraversò il Fiume Azzurro su una canna di bambù) per incontrare l’Imperatore, un uomo pio che credeva che l’illuminazione buddista potesse essere ottenuta attraverso le buone opere eseguite da altri nel suo nome. A tal fine, si era impegnato a tradurre le scritture buddiste dall’antica lingua indiana, il sanscrito, in cinese: questo avrebbe permesso alla gente comune di praticare il buddismo per nome dell’Imperatore, e quindi a lui di trovare la salvezza.

 


Il monaco indiano non fu d’accordo con questa interpretazione della religione e si separò dall’Imperatore, dirigendosi verso il vicino Tempio Shaolin, dove trovò i monaci in pessima forma fisica e indeboliti dal troppo pregare. Così iniziò una meditazione in una grotta in cui, si dice, stette seduto per 9 anni davanti ad un muro, dove ancora oggi ci sarebbe impressa la sua ombra, e dove ai suoi piedi nacque la pianta del tè. La meditazione alla quale si sottopose, gli fece acquisire il vero significato della sapienza portandolo all’elaborazione di una dottrina fisica associata ad un pensiero filosofico che, mediante tecniche di combattimento basate sugli atteggiamenti degli animali, rafforzavano e fortificavano corpo e spirito. Quando uscì dalla meditazione iniziò ad insegnare ai monaci questi esercizi e questi, con la pratica e la costanza si trasformarono in monaci-guerrieri e diventarono una leggenda e perfino l’Imperatore chiese il loro aiuto per risolvere casi di estrema gravità.

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